Indovina chi viene a cena?

Mentre il Presidente Francese Hollande invoca la segretezza dei dettagli sulla sua condizione sentimentale a Washington fervono già’ i preparativi per la visita ufficiale del Presidente Francese l’11 febbraio prossimo e  lo staff della Casa Bianca scalpita.
Una visita ufficiale non è una cosa semplice e uno state dinner, o cena di stato, è un onore riservato a pochi. Il problema quindi e’ duplice, di organizzazione e di opportunita’.

Se Hollande non decide alla svelta chi portare con sé, con chi passeggerà per i musei dello Smithsonian la First Lady Michelle o peggio, che fare nel caso Hollande decidesse di venire da solo?

Un pranzo fra first ladies si può’ sempre cancellare ma come riempire un posto vuoto al tavolo d’onore di una cena di stato? Certo la Casa Bianca non puo’ mettere fretta al presidente francese che di problemi al momento ne ha parecchi ed ecco quindi che per facilitare il  cerimoniale, si interrogano esperti di etichitteta e di bon ton che suggeriscono di ricorrere ad una antica regola che riservava alla Casa Bianca l’opzione di concedere ai monarchi poligami di scegliere la compagna da portare a cena di stato. Costei veniva poi accolta dai padroni di casa con sorrisi e nonchalance, No questions asked, senza fare domande proprio come piace al presidente Hollande.

Bullo or Not?

Intemperante e baldanzoso, il governatore del New Jersey Chris Christie e’ il nuovo  protagonista incontrastato del dibattito politico Americano. Christie, corpulento repubblicano con mire presidenziali e’ accusato di aver causato apposta traffico  sul George Washingon Bridge, il ponte piu’ trafficato del mondo  per una vendetta politica contro il sindaco della cittadina di Fort Lee.
La settimana scorsa, con una conferenza stampa di ben due ore, Christie ha spiazzato critici e giornalisti con la sua retorica, la sua energia e la sua risolutezza nel licenziare la persona responsabile di questa imperdonabile vendetta. Continua a leggere

Polar Vortex, Vortice polare

Non succede spesso che il fiume Hudson si trasformi in una lastra di ghiaccio. Uno scenario polare simbolo di un paese in questi giorni trascinato in un gorgo di disagi, di danni e anche di morte.
Il vortice di aria artica che ha attanagliato gli Stati Uniti con temperature brutali e i suoi venti ghiacciati non discrimina. Colpisce tutti, giovani e vecchi, ricchi e poveri, chi ha una casa e chi non ce l’ha. Continua a leggere

Random violence

Li chiamano atti di violenza random, atti di violenza a caso e l’ultimo agghiacciante episodio e’ avvenuto su  un bus di  San Francisco- quando un uomo  ha tirato fuori una pistola da una tasca, sogghignando se l’è  passata fra le mani e poi, a sangue freddo,  ha sparato un colpo alla testa di Justin Valdez  che non conosceva ma che sfortunatamente gli sedeva accanto. Continua a leggere

Evitando il Default

 

Cinque anni dopo la crisi finanziaria americana che ha scatenato una recessione globale la paura di un default degli USA si appalesa, fra l’intransigenza delle parti che ancora non trovano un accordo. Sono incagliate in una guerra ideologica Repubbliani e Democratici e alzano ancora una volta la posta in gioco paventando la catasftrofe mondiale se  entro il 17 di Ottobre non si arrivasse ad un accordo perche’ allora gli Stati Uniti andrebbero in default. Il pericolo sarebbe non piu’ di una recessione economica ma di una depressione catastrofica. Le  ripercussioni  in campo internazinale di questo braccio di ferro pero’  si sentono gia’. Obama  ha rinunciato all’incontro dei paesi del Pacifico lasciando campo libero alla Cina fra la soddisfazione di Putin che ha commentato sardonico  “Se avessi i problemi di Obama rimarrei anche io a casa”. Anche le trattatative sul grande accordo commerciale con l’Europa sono praticamente ferme grazie allo shutdown che ha ridotto lo staff delle agenzie governative americane all’osso. Manca poco piu’ di una settimana prima di un possibile default americano, per Obama e Bohener il tempo stringe ma ognuno di loro puo’ decidere di cambiare le sorti del mondo, tutti gli altri invece possono solo attendere.

Day 3, Terzo giorno

Dopo tre giorni di paralisi del governo federale  il muro contro muro fra Presidente e Congresso continua.  Obama alza la posta del conflitto fra le parti e avverte la nazione: lo shutdown ha conseguenze perniciose sul paese, ma il default che risulterebbe dal protrarsi dell’impasse  si abbatterebbe come una catastrofe sul mondo intero.
Definisce  “ricatto” la posizione dei repubblicani  e non vuole cedere. Continua a leggere

Shut down, paralisi

Prima giornata di paralisi del governo americano ma la tensione fra Il presidente Obama e il Congresso dopo lo shut down, non si allenta.
La serrata del governo statunitense in seguito al braccio di ferro fra il legislativo e il presidente è ancora in corso i toni si accendono, il rancore rimbalza da una parte all’altra del paese.
Ottocentomila persone sono sospese indefinitamente dal loro incarico mentre un altro milione è al lavoro senza stipendio, mancano i soldi in quanto non si e’ arrivati ad un accordo sul budget.
Al centro della questione la riforma sanitaria voluta da Obama che i repubblicani al Congresso non vogliono finanziare. Mancato l’accordo e scaduto l’anno fiscale e’ sopraggiunta quindi la paralisi. Un fenomeno che non si verificava da 17 anni. Continua a leggere

Taxing duty, compito gravoso

Puntuale come ogni anno, il 15 Aprile scadenza fatidica per la dichiarazione dei redditi, colpisce ogni singolo Americano fra sorpresa e  spesso rancore altro non fosse se non per il complicato formulario di  pagine e pagine da riempiere, che confondono molti.
Chiamiamolo pragmatismo Americano o semplice risolutezza nel risolvere un problema, ma tante scuole negli Stati Uniti hanno messo così a disposizione il talento di giovani studenti per quei cittadini che non possono permettersi consulenti e non se la sentono di affrontare da soli, codici codicilli e e formulari complicati. Continua a leggere

Not sure yet, non ancora sicura

Non trova pace sulla mia scrivania quel foglio. L’ho spostato da una parte all’altra mille volte, distribuito dalla polizia dopo una conferenza stampa a fine giornata nel parcheggio infangato di Sandy Hook  Elementary, lo scorso dicembre.
Lo tengo sempre  in vista, i nomi di quei bambini battuti a macchina con a fianco la loro date di nascita. E’ un po’ spiegazzata ma non sbiadita la lista delle piccole vittime dell’eccido di Newtown. Continua a leggere