Era chiaro che c’erano dei disturbatori.
Sarà l’abitudine a documentare l’imprevisto ma si sentiva da subito che l’atmosfera era satura.
Un sibilo e poi uno dopo l’altra si sono scatenati. Le urla, il boato. Trump che tuonava dal podio e l’intervento della polizia che scortava i dimostranti fuori dal comizio mentre lo stadio ruggiva.
Da quella mattina tre settimane fa nell’università di Radford in Virginia la tensione nei comizi di Trump è aumentata; le aggressioni si sono moltiplicate ma la gente non incalza e accorre numerosa ai suoi rallies.
Erano cinquant’anni che il dibattito politico americano non si accendeva così e che sui giornali non comparivano foto di risse che evocano il ’68.
Cinquanta anni dopo i riot nelle università ritorna il conflitto.
Più aspro, amaro e profondo di allora. C’è voluto troppo poco per riaccenderlo: segno che, anziché placato, si era solo sopito pronto a risvegliarsi in un momento.