Dopo 18 mesi di disordini sfociati in una truculenta guerra civile, il regime di Assad ha i giorni contati ma gli americani non sanno ancora chi e cosa verrà dopo di lui. Dopo mesi di indecisione, preoccupati ora delle infiltrazioni di Al Quaida fra i ribelli, gli Stati Uniti hanno abbracciato la strategia del leading from behind, del pilotare dal dietro, trovata strategica dell’amministrazione Obama, già utilizzata nei confronti dell’Egitto e della Libia. La situazione siriana è complicata: certo, una potenza con le armi chimiche è un tassello cruciale nel contesto geopolitico internazionale dalla quale stare lontani perchè complessa, difficile, pericolosa, dalle infinite ramificazioni. Dopo decine di migliaia di morti fra civili, donne e bambini, l’urgenza di una qualsiasi azione decisa avrebbe dovuto essere incalzante, mancano invece le informazioni che sono incomplete. La CIA non ha una presenza in Siria, lamentano gli analisti, e gli Americani devono appoggiarsi ai servizi segreti stranieri mentre non si intravede ancora lo scenario del dopo Assad. Eppure l’amministrazione Obama ha avuto tempo e soprattutto tante immagini raccapriccianti sulle quali riflettere per concertare una strategia ma ha ritenuto di “pilotare da dietro”, mentre davanti ai suoi occhi, come ai nostri , si assisteva al massacro.